Cinque domande al tempo del Covid: intervista CDIM

1 – Come passa il suo tempo?
Scrivo, ascolto musica (diversissima ogni volta), faccio lezioni online con gli allievi di composizione, registro
le puntate per la trasmissione radiofonica Clocks and Clouds su RadiostArt e leggo. La calma che ho
intorno, anche se non proprio felice, è comunque utile al mio lavoro compositivo. Cerco un’alternativa
piacevole a questa condizione. Sono riuscito a scrivere abbastanza e in modo completamente diverso dal
solito. Questo momento di “silenzio” è molto importante, credo lo sia per tutti, almeno lo spero. I tanti
messaggi che ci arrivano continuamente dalla natura, e non solo da oggi con questo virus, dovrebbero
farci di reagire per cambiare il nostro stile di vita. Forse non ci rendiamo conto, ma le cose che abbiamo
ogni giorno non sono scontate. Fra le varie letture di questo periodo vorrei segnalare in particolare due
libri: Zygmunt Bauman Cose che abbiamo in comune (44 lettere dal mondo liquido); Noam Chomsky, La
responsabilità degli intellettuali. Due testi molto importanti che invitano a sviluppare un forte senso critico
contro i modelli consumistici e contro nuovi pericolosi fascismi. Si stanno affacciando, e lo sapevamo da
tempo, poteri conservatori e oscurantisti, fondati su un’idea di superiorità di uomini su altri uomini, sullo
sfruttamento delle risorse naturali senza rispetto per l’ambiente, sull’egoismo, sull’indifferenza per i più
fragili. Fascismi nati per la manipolazione delle menti attraverso la propaganda menzognera,
irresponsabile e invasiva, al solo fine di ottenere consenso, potere e profitto economico. I fascismi non
cambiano, e la storia insegna.
2 – Di cosa si sta occupando?
La quarantena mi ha dato l’energia per sperimentare e portare a termine alcuni progetti a cui pensavo da
tempo. Mi piaceva molto l’idea di realizzare qualcosa da solo, senza il bisogno di esecutori e committenti.
Proprio in questi giorni ho terminato un lavoro discografico iniziato con laclausura. Un concept album
composto di sette pezzi, per un totale di 57 minuti circa di musica, tutto dedicato alla psichedelica. Si

chiama Sacred Psychedelia Theory. Ho una mia teorica sull’idea di sacro, ma non vorrei abusare di questo
termine così importante. Mi piace l’energia calma, inquieta, surreale, di trance, di allontanamento dai
sensi. Per me una musica diventa “sacra” quando contribuisce al distacco dal pensiero razionale,
all’annullamento della percezione del tempo e dello spazio. La musica di Palestrina, di Gesualdo, di de
Victoria, di Marin Marais è già psichedelia. Mi sto occupando anche di diversi progetti di musica da camera
e di alcuni testi per una nuova opera che comprenderà anche Sacred Psychedelia Theory.
3 – Cosa propone di vedere e ascoltare della sua musica?
Direi sicuramente il Concerto triplo per chitarra elettrica, pianoforte e percussioni e violino
Concertante eseguito da I Solisti aquilani con Sergio Sorrentino alla chitarra elettrica, Ciro Longobardi al
pianoforte, Antonio Caggiano alle percussioni e il violino concertante di Daniele Orlando, con Marco
Angius alla direzione  il Concerto per Orchestra commissionato ed eseguito dall’Orchestra Sinfonica
Abruzzese diretta da Marco Moresco  Clamantis  quartetto per clarinetto basso e trio d’archi eseguito a
Dicembre scorso a Milano dal New Made Ensemble diretto da Alessandro Calcagnile.
4 – E della musica in genere?
Direi di ascoltare molta musica rinascimentale e contemporanea (anche jazz, soul music, Industrial). Lo
Stabat Mater di Orlando di lasso, La Missa Papae Marcelli di Palestrina, e autori contemporanei come
Bernd Alois Zimmermann, Beat Furrer, Hans Abramhsen, Georg Friedrich Haas, i primi Weather Report
(Misterius Traveller).
5 – Qual è il colore della musica?
Il colore che associo alla musica è il blu. E’ un colore misterioso. La musica rimane un mistero, soprattutto
per i suoi effetti sulla mente.
6 – Infine, qual è la composizione che ha cambiato al sua vita?
E’ difficile parlare di un solo pezzo. Quello più folgorante, nell’età decisiva, fu il primo ascolto de Le sacre
du printemps di Stravinsky in una registrazione diretta da Pierre Boulez con l’Orchestra di Radio France del
1969, credo non ci sia su Youtube ma possiedo un cd; fondamentale la Lyrische Suite di Alban Berg;
l’energia indimenticabile e il grande talento di Jaco Pastorius in un concerto dal vivo a Roma.
La invitiamo a indicarci un link per ascoltarla e a dirci in poche righe perché. Nel primo caso troviamo
l’incalcolabile valore del pensiero di un visionario, ma con “i piedi per terra”; nel secondo caso, la
complessità, in perfetta sintonia con la bellezza della cantabilità; nel terzo caso, la forza inarrestabile e
travolgente del talento, nonostante le avversità della vita.

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